La pianura milanese tra Ticino e Adda è caratterizzata da una grande ricchezza di acqua di superficie e di falda. La città di Milano deve il suo nome proprio a tale presenza: infatti il nome latino “Mediolanum” troverebbe la sua origine in una etimologia che significa “in mezzo alle acque”.
Mille anni di storia hanno trasformato il reticolo naturale dei fiumi in mille modi rendendo spesso difficilmente distinguibile il reticolo naturale da quello artificiale. La storia dei canali si intreccia strettamente con la storia dello sviluppo dell’agricoltura e della società lombarda.
Evidenziando su una mappa il percorso delle acque dei principali fiumi lombardi, dirottate dal Villoresi e dai Navigli e altri canali, si nota una griglia complessa in cui le acque dei differenti fiumi si mescolano, si sovrappassano, si sottopassano vicendevolmente in un disegno a volte incomprensibile ma sempre frutto di una sapienza idraulica collettiva diffusa nei secoli scorsi in Lombardia e oggi molto spesso dimenticata, con i risultati e i danni sempre più sotto gli occhi di tutti.
La finalità è stata sempre la stessa portare acqua dove manca, togliere acqua dove è troppa. Ancora oggi questo è il mestiere del Consorzio di Bonifica Est Ticino-Villoresi. Questo mestiere lo svolge oggi in un’area resa ancor più complessa da gestire a causa dell’urbanizzazione avvenuta negli ultimi settant’anni, che ha fortemente lesionato la struttura idraulica costruita nei secoli precedenti.
Origina da Panperduto con 48 mc/s ed è lungo 86 km da Somma Lombardo a Groppello d’Adda. La rete derivata è costituita da 22 canali derivatori, per una lunghezza complessiva di 120 km, e da 270 canali diramatori, per una lunghezza di oltre 800 km. Gli ettari sottesi sono 60 mila.
Terreni a Nord del canale
Nella zona Nord soltanto una modesta superficie è servita dalle acque del Villoresi.Nella zona Nord-Ovest si trovano due impianti di irrigazione per aspersione (ubicati nei comuni di Castano e Parabiago) su una superficie di 308 ettari. Nella zona a Nord-Est un impianto può servire potenzialmente 522 ettari.
Terreni a Sud del canale
La zona a Sud del Canale è servita da una rete di distribuzione a pelo libero. L’irrigazione si attua durante la stagione primaverile-estiva da aprile a settembre. La stagione jemale (autunno-inverno) ha portate nettamente inferiori. La superficie è organizzata in 18 comizi a servizio di circa 4.000 utenze.
Nella seconda metà del XIX secolo, nel clima di fervore sviluppatosi in coincidenza con la riunificazione italiana e la costruzione del Canale Cavour in Piemonte, furono discussi diversi progetti per portare acqua alle terre del Nord Milano e risolvere così il problema posto in particolare da Eugenio Villoresi ovvero l’opportunità di irrigare questa vasta distesa di terreni per renderli più fertili. La presenza dei laghi prealpini infatti offriva un naturale serbatoio di risorse idriche purché opportunamente regolati.
I progetti sviluppati in tale periodo furono diversi ma prevalse alla fine quello degli ingegneri Villoresi e Meraviglia, i quali proponevano la contemporanea derivazione dai due laghi di Lugano e Maggiore. La Deputazione Provinciale di Milano nel 1862 nominò una commissione perché esaminasse le proposte del Villoresi unitamente agli altri progetti che erano stati predisposti nel medesimo intento. Il decreto di concessione fu emanato alla fine dal Ministero delle Finanze il 30 gennaio 1868 a favore di Villoresi e Meraviglia.
La concessione riguardava “i canali dell’Alta Lombardia” ovvero due canali irrigui ma anche navigabili (continuando la tradizione dei Navigli) dal Lago Maggiore e dal Lago di Lugano sino a Parabiago e poi da qui sempre a Nord di Milano sino a Cassano d’Adda.
Con una visione molto moderna la realizzazione fu impostata ricorrendo a finanziamenti privati appoggiati sui benefici generati dall’irrigazione di tutte le aree, prima aride. Il progetto del Villoresi incontrò anche incomprensioni e ostilità da parte di alcuni dei proprietari terrieri che dovevano investire in una sistemazione rurale vista come piena di incognite. Il cognato, Meraviglia, rinunciò ritenendo i problemi superiori ai benefici. Gli oppositori riuscirono a suscitare dubbi ed esitazioni anche nelle autorità che dovevano decidere. Alla fine la meta perseguita dal Villoresi fu però raggiunta, ma solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1879.
Gli eredi del Villoresi cedettero poi la concessione alla “Società Italiana per le Condotte d’acqua“, una società costituitasi a Roma nell’aprile del 1880, il cui scopo era quello di fornire acqua per usi civici, agricoli e industriali.
Tale società iniziò velocemente i lavori e le Dighe del Panperduto, a Somma Lombardo, furono inaugurate il 28 aprile 1884. Per portare a compimento l’opera ci vollero ancora alcuni anni: nel 1886 fu aperto il primo tronco del canale, realizzato sino al torrente Bozzente in Lainate. Il tratto successivo, sino a Cassano d’Adda, fu completato nel 1891. Il progetto del canale dal Lago di Lugano a Parabiago fu invece abbandonato.
Gli utenti del Canale intanto, riuniti in Consorzio dal 1881 e suddivisi i territori resi irrigabili dal Canale in singoli autonomi comizi, provvidero al completamento della rete secondaria ed alla realizzazione della rete terziaria di irrigazione.
Tra il 1897 ed il 1899 fu poi costruito, a fianco del Canale Villoresi, il Canale Vittorio Emanuele III (Canale Industriale) che intercettò, tra le altre, le acque del Naviglio Grande, modificandone il percorso, per servire la centrale idroelettrica della Società Vizzola Ticino (inaugurata nel 1901).
La regolazione del lago Maggiore, sempre progettata dall’ing. Eugenio Villoresi, fu compiuta nella sua parte essenziale (la diga di sbarramento alla Miorina) durante la seconda guerra mondiale.
Nel 1918, dopo trent’anni di irrigazione grazie al Canale Villoresi, la produzione di frumento era passata da 720 mila quintali di grano a un milione e 120; quella di foraggio da un milione e 360 mila quintali a due milioni e 280 mila con conseguente incremento dell’allevamento del bestiame. Le previsioni del Villoresi si erano dimostrate giuste.
Oggi il canale è divenuto una parte irrinunciabile del paesaggio del Nord Milano e, pur mantenendo ancora un’importanza irrigua notevole sta assumendo via via un valore fondamentale nella difesa dell’ambiente naturale nelle zone fortemente urbanizzate che attraversa.
La realizzazione di questo immenso complesso di opere richiese ingenti risorse finanziarie ma comportò anche lo sviluppo di nuove tecniche costruttive e gestionali. Tra i tecnici che vi lavorarono non può essere dimenticato l’ingegner Cesare Cipolletti che sviluppò un particolare strumento di misura delle portate d’acqua da distribuirsi agli utenti, che da lui prese il nome di stramazzo Cipolletti.
Le capacità ingegneristiche dimostrate in quest’occasione permisero di esportare le tecnologie acquisite anche al di fuori dei confini nazionali. In una vasta area nella Patagonia argentina, bonificata ed irrigata con le acque del Rio Negro in base ai progetti del Cipolletti, esiste oggi una città che porta il suo nome.
(Monza, 13 febbraio 1810 – Milano, 12 novembre 1879).
La famiglia Villoresi è originaria del Mugello in Toscana. Il primo nome conosciuto è Giandomenico, giardiniere della casa granducale all’epoca di Leopoldo I° attorno alla metà del 18° secolo.Il figlio Antonio, si trasferì per incarico del granduca, in Lombardia per esercitare l’attività di giardiniere a servizio del Vicerè Austriaco ivi reggente. In tale funzione realizzò diversi parchi e ville nel milanese, acquisendo una esperienza che fu trasferita al figlio Luigi, cui fu dato l’incarico della realizzazione dei giardini del parco della Villa Reale di Monza.
Secondogenito di sette figli, Eugenio nacque da Luigi e Teresa Baffa. Il padre, che era direttore dei giardini reali di Monza, lo portava spesso con sé. Fu probabilmente durante quelle lunghe passeggiate, che Eugenio cominciò a sviluppare l’interesse per la natura e la vita nei campi e a conoscere, anche attraverso le conversazioni col padre, i problemi di aridità dei terreni dell’alta pianura.
Cresciuto e conseguita la maturità classica, si iscrisse al Collegio Ghislieri di Pavia dove si laureò in matematica nel 1832. Nel 1835 aprì un suo studio professionale e tra l’altro si dedicò a progettare la sistemazione dei terreni intorno al Castello Sforzesco, ovvero l’odierno Parco Sempione.
Quattro anni dopo vinse un concorso e fu assunto come Agente presso i Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, assunzione che gli permise di occuparsi di irrigazione. Il suo primo intervento riguardò i problemi d’adacquamento di un’azienda agricola di Abbiategrasso. Il Villoresi fu tra i fondatori della Società Agraria di Lombardia nata nel 1863. Essa promuoveva gli incrementi dell’agricoltura, associandola alla scienza e alle meccanizzazioni.
Egli aveva intanto raccolto nella sua biblioteca tutta la letteratura che riguardava la canalizzazione lombarda dal 1170 in poi. La passione per questo lavoro fece maturare in lui la convinzione che si potesse migliorare il sistema irriguo del milanese legato ai Navigli, derivando l’acqua necessaria dal lago Maggiore.
Eugenio Villoresi, per attuare il suo straordinario progetto, diede fondo a tutte le sue risorse personali, lasciando in eredità ai figli ben poca cosa. Oltretutto non riuscì nemmeno a vedere concretamente realizzata la sua opera, morì infatti il 12 novembre del 1879, la sola consolazione fu la conferma dell’approvazione definitiva del progetto del canale che il figlio Luigi gli portò da Roma.
Gli eredi, per poter vedere realizzato il progetto del padre, furono costretti a cedere i diritti di concessione alla Società Italiana Condotte d’Acqua che in effetti lo realizzò nel decennio successivo. Lo scopo di Eugenio Villoresi di veder irrigato l’alto milanese può ritenersi raggiunto. La storia ha dimostrato che aveva ragione.
A Milano, in piazza Leonardo da Vinci (Città Studi di fronte al Politecnico di Milano) una statua ricorda ancora oggi l’importante ruolo avuto nella storia dell’ingegneria idraulica milanese.
Attività realizzata nell’ambito del Progetto di Eccellenza per lo sviluppo e la promozione del Sistema Turistico Nazionale
Azione n. 4, “Montagna e Turismo attivo”
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